Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/479

Da Wikisource.

LA PUTTA ONORATA 469

Beatrice. Se io posso vedere quella cara vostra Bettina, le voglio dare un buon ricordo.

Ottavio. Orsù, signora, badate voi ai fatti vostri, che io bado ai miei. Ecco qui, queste signore mogli vogliono fare a modo loro, vogliono frequentare le conversazioni, cicisbeare, divertirsi, e poi pretendono esser gelose dei loro mariti.

Beatrice. Basta, so quel ch’io farò.

Ottavio. Signora Marchesa, vien sera, vada a casa, che l’aria non l’offenda.

Beatrice. Mi favorisca di venire con me.

Ottavio. Non posso servirla.

Beatrice. Sta sera si va alla commedia.

Ottavio. Buon viaggio.

Beatrice. Siete aspettato anche voi.

Ottavio. Aspettino pure.

Beatrice. Non verrete?

Ottavio. Signora no.

Beatrice. Signor Marchese, ho perduto dieci zecchini.

Ottavio. Perdesse la testa!

Beatrice. E li ho perduti sulla parola.

Ottavio. Mi dispiace.

Beatrice. Bisogna ch’io li paghi.

Ottavio. Li paghi.

Beatrice. Bisogna che voi me li diate.

Ottavio. Servitor umilissimo. (parte)

Beatrice. Bella maniera di trattar colla moglie! Quando i mariti si reggono così male, che cosa hanno a fare le donne? Una dama della mia sorta non ha da poter perdere dieci zecchini? Sì, ne perderò cento, dugento; e se a mio marito premerà l’onor della casa, dovrà pagarli. Spende il Marchese, voglio spendere anch’io; getta egli denaro, voglio gettarlo anch’io. Se va in rovina la casa, voglio poter dire d’avere avuta la mia giusta porzione. (parte col barcaruolo)