Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/156

Da Wikisource.
148

SCENA XI1.

Ottavio, poi Florindo.

Ottavio. Anderò a mangiare in cucina. Io non ho altro di buono al mondo che dei buoni denti per masticare ed un buon stomaco per digerire.

Florindo. Signor maestro? (mettendo la testa fuori della porta)

Ottavio. Oh! Che fate lì?

Florindo. V’è nessuno?

Ottavio. No.

Florindo. Zitto.

Ottavio. Sta a vedere che l’ha fatta bella.

Florindo. La fortuna non abbandona nessuno. Ecco il sacchetto.

Ottavio. L’avete preso?

Florindo. Sì, l’ho rubato.

Ottavio. Bravo, evviva. Come avete fatto?

Florindo. Quand’è venuto Lelio, mi sono nascosto nell’armadio. Ho preso il negozio ed ho aperta la porta per di dentro con somma facilità.

Ottavio. Ora la porta è aperta.

Florindo. La serratura è tedesca. Si serra senza chiave, ed ora la serrerò. Nessuno sa che io fossi là dentro, nessuno potrà sospettar di me.

Ottavio. Arricordatevi che voglio la mia parte.

· · · · · · · · · · · · · · · · · · · ·

Florindo. Tenete pure. Per me è lo stesso.

Ottavio. Or ora torno. Non serrate la porta di quella camera. In queste cose vi vuole del giudizio. (parte)

SCENA XII2.

Florindo, poi Brighella.

Florindo. In questo cappello i denari non stanno bene. E meglio che me li metta in tasca. (li va riponendo)

  1. Corrisponde alla sc. X delle edd. Pasquali, Zatta ecc.
  2. Corrisponde alla sc. XI delle edd. Pasquali, Zatta ecc.