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208 ATTO PRIMO

Eleonora. Sciocca che sei! Non ne fai una a dovere. Lo troverò io. Con licenza. (parte)

Rodrigo. S’accomodi.

Colombina. (Graizie al cielo, è andata). (da sè)

Rodrigo. Colombina, come va?

Colombina. Male assai. Non si mangia, non si beve e si muor dalla fame.

Rodrigo. Donna Eleonora non ti dà il tuo bisogno per vivere?

Colombina. Se non ne ha nemmeno per sè. Fa una vita miserabile; mangia pane ed acqua, ed io faccio lo stesso per conversazione1.

Rodrigo. Ma io m’esibisco d’assisterla, ed ella...

Colombina. Zitto, che viene: non le dite nulla ch’io abbia parlato, e regolatevi con prudenza.

Rodrigo. Io rimango confuso.

Eleonora. Ecco il memoriale. Vedi se c’era, scioccherella? Tenete, don Rodrigo, mi raccomando alla vostra bontà.

Rodrigo. Sarete puntualmente servita. Ma, cara signora, vorrei pregarvi d’una grazia.

Eleonora. Comandate.

Rodrigo. Vorrei che vi degnaste di far capitale della mia buona amicizia.

Eleonora. Credo che vediate, se io la stimo.

Rodrigo. No, non ne fate quella stima ch’io desidero.

Colombina. (Ora comincia a venire il buono). (da sè)

Eleonora. Qual maggior dimostrazione posso io darvene?

Rodrigo. Desidero mi parliate con libertà. Voi siete in qualche angustia e non lo volete a me confidare.

Eleonora. Oh signore, v’ingannate. Io non ho bisogno di nulla.2

Rodrigo. Iersera giuocai al faraone; mi venne in mente la vostra persona, misi una posta per voi, la vinsi; la raddoppiai, e nuovamente la vinsi: questo denaro è cosa vostra, onde degnatevi d’accettarlo.

  1. Così tutte le edd.; anche quella più recente curata da Ern. Masi.
  2. Bett., Paper, e Sav. aggiungono: «Colombina. [Che ti venga la rabbia]