Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/220

Da Wikisource.
210 ATTO PRIMO

Rodrigo. Ma se la povera figliuola ha qualche cosa da dirmi, signora, non la impedite.

Eleonora. Ella non può dirvi che delle scioccherie; onde vi prego non ascoltarla.

Rodrigo. Vi obbedisco. A voi m’inchino. (Comprendo la delicatezza d’un animo che teme avvilirsi. Cosa rara, cosa ammirabile ai nostri giorni!) (da sè, parte)

SCENA VI.

Donna Eleonora e Colombina.

Eleonora. Che hai che piangi?

Colombina. Piango dalla fame, dalla rabbia, dalla disperazione.

Eleonora. Prendi questo spillone, procura impegnarlo e provvedi r occorrente per oggi.

Colombina. Ora mi fate piangere per un’altra ragione.

Eleonora. Perchè?

Colombina. Per vedervi tanto buona, che con tutta la gran necessità che avete, vi contentate patire e privarvi di tutti i vostri adornamenti, piuttosto che dimandare soccorso.

Eleonora. Eh cara Colombina, la vita si può sostenere con poco. Gli adornamenti non sono necessari, ma l’onore merita le più zelanti attenzioni, e chi è nato nobile, ha maggior obbligo di custodirlo.

Colombina. Don Rodrigo non ha verso di voi veruna cattiva intenzione.

Eleonora. Il cuor degli uomini non si conosce. Se non ha cattiva intenzione, può averla un giorno. Perdendo io di stima verso di lui, può egli arrogarsi dell’autorità sopra di me. No, no, morir piuttosto, ma sostenere il decoro.

Colombina. Brava, bravissima! Intanto anderò a impegnare lo spillone. Tireremo avanti fino che si potrà, e poi spero che vi accomoderete al costume. Eh signora mia, ne troverete poche che pensino come voi. Sapete che cosa dice il poeta? Che la necessità gran cose insegna. (parte)