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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/221

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IL CAVALIERE E LA DAMA 211

Eleonora. La necessità non m’insegnerà mai a scordarmi del mio dovere. Il povero mio consorte, che ha tutto perduto, non ha che una moglie onorata, che vaglia a sostenere il decoro della desolata famiglia. Lo sosterr a costo della mia vita, e se vedrò che la presenza di don Rodrigo possa mettere in maggior pericolo la mia virtù, priverommi ancora di quest’unica conversazione, volendo io tutto sagrificare al dovere di sposa fedele, di donna onesta, e di dama povera, ma onorata. (parte)

SCENA VII.

Camera in casa di donna Claudia.

Donna Claudia e Balestra.

Claudia. Balestra.

Balestra. Illustrissima. (viene)

Claudia. Porta innanzi quel tavolino.

Balestra. Illustrissima sì. (lo tira innanzi) Comanda altro?

Claudia. No. (Balestra parte) Tardano molto le visite stamattina. Balestra

Balestra. Illustrissima. (viene)

Claudia. Hai veduto don Alonso?

Balestra. Illustrissima no.

Claudia. Non occorr’altro. (Balestra parte) Questo mio signor cavaliere ha poca attenzione per me. Farmi ch’egli si vada raffreddando un poco. Non viene più a bere la cioccolata la mattina per tempo. Balestra.

Balestra. Illustrissima. (viene)

Claudia. Dammi una sedia.

Balestra. La servo. (le porta la sedia, e resta in camera)

Claudia. (Siede) Mio marito non averà mancato a quest’ora di andare a riverire la sua dama. Che fai tu qui, ritto, ritto1, come un palo? (osservando Balestra)

Balestra. Stavo attendendo se comandava altro.

Claudia. Quando ti vorrò, ti chiamerò.

  1. Bett. e Sav.: cosa fai qui, duro, duro.