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484 ATTO TERZO


(Alberto la vede, incontrandosi a caso cogli occhi nel di lei volto. Fa anch’egli un atto d’ammirazione. Poi mostra di raccogliersi, e principia la disputa.)

Alberto. Gran apparato de dottrine, gran eleganza de termini ha messo in campo el mio reverito avversario; ma, se me permetta de dir, gran disputa confusa, gran fiacchi argomenti, o per dir meggio, sofismi. Responderò col mio veneto stil, segondo la pratica del nostro foro, che val a dir col nostro nativo idioma, che equival nella forza dei termini e dell’espression ai più colti e ai più puliti del mondo. Responderò colla lezze alla man, colla lezze del nostro Statuto, che equival a tutto el codice e a tutti i digesti de Giustinian, perchè fondà sul jus de natura, dal qual son derivade tutte le leggi del mondo. No lasserò de responder alle dottrine dell’avversario, perchè me sia ignoti quei testi o quei autori legali, dai quali dottamente el le ha prese, perchè anca nualtri, e prima de conseguir la laurea dottoral, e dopo ancora, versemo sul jus comun, per esser anca de quello intieramente informadi, e per sentir le varie opinion dei dottori sulle massime della giurisprudenza. Ma lasserò da parte quel1 che sia testo imperial, perchè avemo el nostro veneto testo, abbondante, chiaro e istruttivo, e in mancanza de quello, in qualche caso, tra i casi infiniti che son possibili al mondo, dal Statuto e non previsti o non decisi, la rason natural xe la base fondamental sulla qual riposa in quiete l’animo del sapientissimo giudice; avemo i casi seguidi, i casi giudicadi, le leggi particolari dei magistrati, l’equità, la ponderazion delle circostanze, tutte cosse che val infinitamente più de tutte le dottrine dei autori legali. Queste per el più le serve per intorbidar la materia, per stiracchiar la rason e per angustiar l’animo del giudice, el qual, non avendo più arbitrio de giudicar, el se liga e el se soggetta alle opinion dei dottori, che xe stadi omeni come lu e che pol aver deciso cussì per qualche privata passion. Perdoni el Giudice se troppo lungamente ho desertà dalla causa, credendo necessario giustificarme a fronte d’un avversario seguace

  1. Così Bett. e Pap.; Pasq. e Zatta: quelle.