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L'EREDE FORTUNATA 541

Rosaura. Mi tradirete.

Lelio. Ve lo giuro sull’onor mio.

Beatrice. Non temete, signora Rosaura. Il signor Lelio vi sarà fedele, io pure ve ne assicuro.

Rosaura. (Mancava quest’importuna, per accrescere la mia confusione!) (da sè)

Lelio. (Eccomi in un altro imbarazzo!), (da sè)

Beatrice. Non vi smarrite. Non abbiate soggezione di me. Impiegherò, se volete, anco i miei uffizi presso del signor Lelio a vostro favore. (con ironia)

Rosaura. (Quanto m’annoia con questo sciocco discorso). (da sè) Signora, male mi conoscete; potrei disingannarvi, ma non mi curo di farlo. L’onor mio non ha bisogno di altre giustificazioni. Vi dirò solo che chi mal opra, mal pensa. (parte)

SCENA XIX.

Beatrice e Lelio.

Beatrice. Sentite l’impertinente? Ma con voi, signor consorte carissimo, siamo sempre alle medesime.

Lelio. Questa volta, credetemi, v’ingannate.

Beatrice. Oh, sempre m’inganno, a sentir voi. Grazie al cielo, non son cieca, ho veduto io stessa; non son sorda, ho sentito colle mie proprie orecchie.

Lelio. Che avete visto? Che avete inteso?

Beatrice. Abbracciamenti e parole amorose.

Lelio. Vi torno a dire che v’ingannate.

Beatrice. Saprò trovarvi rimedio.

Lelio. Vi giuro, signora Beatrice...

Beatrice. Non più giuramenti. Avete giurato abbastanza.

Lelio. Rosaura è giovane troppo onesta.

Beatrice. Le vostre bellezze l’hanno incantata.

Lelio. Non le ho mai parlato d’amore.

Beatrice. Siete un bugiardo.

Lelio. Son sincero.