Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/563

Da Wikisource.

L'EREDE FORTUNATA 547

Rosaura. Per amor del cielo, non mi date maggior tormento.

Pancrazio. Via, via, ho capito. So tutto, e adesso intendo perchè vi piace la casa e non vi piace il padrone.

Rosaura. Signore, voi vi potete ingannare.

Pancrazio. Non m’inganno; son uomo avanzato in età, e so il viver del mondo. Compatisco la vostra disgrazia. Pur troppo sento del rimorso di essere stato io la cagione di questo disordine. L’occasione vi ha fatto prevaricare. La gioventù non istà bene insieme. Voi siete di buon cuore. Colui è un matto. Non mi maraviglio se siete cascata.

Rosaura. Ah, signor Pancrazio, voi avete rivelato un segreto, sinora da me tenuto, e con tutta la gelosia custodito. Compatite la mia debolezza. Amore ha superata la mia ragione. Non posso dissimulare una passione così violenta e crudele.

Pancrazio. Ma, figliuola cara, bisogna regolarsi colla prudenza. Finchè v’è tempo, bisogna rimediarvi. Dice il proverbio: la lontananza ogni gran piaga sana. O andate via voi, o per farvi servizio, lo manderò via di casa.

Rosaura. Oh Dio! E non vi sono pel mio male che rimedi aspri e crudeli? Non potreste voi trovar un espediente opportuno per farci vivere uniti?

Pancrazio. Che diamine dite voi? Siete matta? Volete che io trovi l’espediente di farvi star unita con un uomo ammogliato?

Rosaura. Come? Ha moglie?

Pancrazio. Mi par di sì.

Rosaura. Dov’è questa sua moglie? (Traditore! Infedele! Così mi tratta? Così mi deride?) (da sè)

Pancrazio. (L’amore le ha fatto dar la volta al cervello). (da sè)

Rosaura. Ora intendo perchè mi consigliava a sposar voi quell’indegno.

Pancrazio. Vi consigliava a sposarmi, eh?

Rosaura. E con tutta l’efficacia del di lui spirito.

Pancrazio. Davvero! Oh guardate che finezza mi voleva fare!

Rosaura. Ah, signor Pancrazio, non mi credeva mai trovare un carnefice nel vostro sangue.