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560 ATTO SECONDO

Rosaura. Misera me! Che inganno è mai questo?

Florindo. (Mette mano) Non vi avanzate, se vi preme la vita.

Pancrazio1. Come siete qua? Perchè? Presto, parlate.

Fiammetta. (Un uomo con una donna all’oscuro, e domanda che cosa facevano!) (da sè)

Florindo. (Ci sono, vi vuole ardire). (da sè) Signora Rosaura, mia amorosissima cugina, siamo scoperti; non ci possiam più nascondere. Signore, in me vedete un amante di Rosaura; qui venni, da lei invitato, per istabilire le nostre nozze. (a Pancrazio)

Rosaura. Ohimè, che sento? Mentitore, siete un indegno, siete un mendace. Non è vero, signor Pancrazio, non gli credete.

Florindo. Non è maraviglia che Rosaura, per coprire la sua debolezza, m’accusi di mentitore; io da lei tutto voglio soffrire, ma sa ben ella le confidenze che fra noi passano.

Pancrazio2. Ella è una bagattella!

Fiammetta. (A buon intenditor poche parole). (da sè)

Rosaura. Oh cielo! Perchè non scagli un fulmine sul capo di quell’indegno impostore? Ah, signor Pancrazio, mi conoscete, non son capace di azioni cotanto indegne.

Pancrazio3. Pare impossibile ancora a me: sarebbe un tradimento troppo terribile. Fingere di amar mio figlio!4... In casa mia!... Oh! non la posso credere.

Florindo. Eppure è così, ve lo giuro, ve lo protesto. Mi credete voi così pazzo, ch’io fossi venuto di notte in questa casa senza la sua intelligenza? A che fine? Perchè? Eh, signor Pancrazio, non istupite che Rosaura vi riesca diversa all’apparenza: questo è il vero carattere delle donne.

Rosaura. Anima scellerata!

Florindo. Tutto soffro dal vostro labbro.

Rosaura. Vi odio più della morte.

Florindo. Mi amaste quanto la vita.

  1. Bett.: «Pant. Come seu qua? Perchè? Presto, parlè».
  2. Bett.: «Pant. Una bagatella!»
  3. Bett.: «Pant. Me par impussibile anca a mi; el saria un tradimento troppo terribile. Finzer d’amar mio fio... In casa mia!... Oh, no la posso creder».
  4. Zatta ha solo: di amar mio...