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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/80

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72 ATTO SECONDO

Beatrice. Non ha ambizione.

Florindo. Meglio.

Beatrice. Non ha frascherie per il capo.

Florindo. Parlatele subito.

Beatrice. Mi pare anco che ti voglia bene.

Florindo. Via, che mi fate languire.

Beatrice. Subito, subito. Signora Rosaura, se siete contenta, Florindo mio figlio vi desidera per sua consorte.

Rosaura. È vero? (a Florindo)

Florindo. Signora sì, è vero.

Rosaura. Grazie.

Beatrice. E voi, signora Rosaura, lo desiderate per vostro sposo?

Rosaura. Ah pazienza! Signora sì.

Beatrice. Oh! bene; promettetevi tutti e due in modo di non potervi disimpegnare. A te, Florindo; prometti e giura di sposare la signora Rosaura.

Florindo. Prometto e giuro di sposare la signora Rosaura.

Beatrice. E voi, signora Rosaura, fate lo stesso?

Rosaura. Oh! io non giuro.

Beatrice. Perchè?

Rosaura. Perchè non ho mai giurato, nè voglio giurare.

Beatrice. Come volete che Florindo sia certo della vostra fede?

Rosaura. Si potrebbe fare un’altra cosa.

Beatrice. E che?

Rosaura. Sposarsi subito.

Beatrice. E vostro padre?

Rosaura. È tanto buono, lo approverà.

Beatrice. (Questa non ha tanti riguardi, come quell’altra). (da sè) Figliuola mia, voglio che facciamo le cose presto; ma non poi con tanto precipizio. Domani si concluderà. Orsù, la mia cara Rosaura, anzi figlia, vado a casa; ci rivedremo domani.

Rosaura. Andate via?

Beatrice. Sì, vado.

Rosaura. Anche il signor Florindo?

Beatrice. Vorreste che io lo lasciassi solo con voi?