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LE FEMMINE PUNTIGLIOSE 115

Brighella. Lustrissima sì.

Lelio. Siete lombardo? (a Brighella)

Brighella. Sior sì.

Rosaura. Va via. (a Brighella)

Brighella. Lustrissima sì.

Lelio. Sentite una parola, (a Brighella) Mi date licenza ch’io dica un non so che al vostro servitore? (a Rosaura)

Rosaura. Siete padrone.

Lelio. (Voglio un poco vedere, perchè a lei dà dell’illustrissima, e a me del signore). (da sè) (Ditemi, quel giovine, al vostro paese che regola si usa nel dare i titoli?) (a Brighella, a parte)

Brighella. Ghe dirò, signor: in certi paesi, dove che ho pratica mi, chi li merita non li cura, e a chi non li merita, i se ghe dà per burlarli.

Lelio. Bravo, mi piacete. Se vi occorre nulla, sarò per voi.

Brighella. Signor sì.

Rosaura. Portateci la cioccolata.

Brighella. Lustrissima sì. (caricato, e parte; e a suo tempo ritorna)

Lelio. (Così con bella maniera costui si burla della sua padrona). (da sè)

Rosaura. Favorite d’accomodarvi.

Lelio. Ricevo le vostre grazie. (siede)

Rosaura. Che buone nuove mi recate del nostro affare?

Lelio. Il tutto è accomodato. La contessa Beatrice verrà da qui a pochi momenti a visitarvi; voi le anderete a render la visita; in casa sua farà che si trovino varie dame. V’introdurrà con esse, e vi condurrà pubblicamente nella loro conversazione.

Rosaura. Caro Contino, siete adorabile. Non poteva sperare diversamente dal vostro spirito, dalla vostra buona condotta.

Lelio. Circa alle cento doppie, bisogna condur la cosa con buona maniera.

Rosaura. Le si potrebbe dare un anello che fosse di tal valore.

Lelio. No, un anello non accomoderà i suoi interessi.

Rosaura. Il danaro è pronto. Disponetene come vi aggrada.

Lelio. Faremo così; procureremo che accada di fare una scom-