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136 ATTO PRIMO

Eleonora. (L’affronto l’ha fatto a me, invitandomi a questa bella conversazione). (a Lelio, piano)

Beatrice. (E una giovane propria e civile, mi è stata raccomandata da un ministro1 della Corte. Ella ha dell’altissime protezioni. Credetemi che questa cosa vuol esser la mia rovina. (a Clarice, piano)

Clarice. (Se fossi sola, non m’importerebbe, ma ho riguardo per la contessa Eleonora. La conoscete; sapete chi è. Una ciarliera che lo direbbe per tutto. Fate ch’ella se ne vada, e vedrete se le farò delle cortesie). (piano a Beatrice)

Lelio. (Finalmente non è una plebea: è una signora ricca, onesta e civile; possibile che abbiate cuore di mortificarla così?) (piano a Eleonora)

Eleonora. (A casa mia, o a casa sua, non avrei difficoltà di trattarla; ma qui, dove vi sono due altre dame, guardimi il cielo). (piano a Lelio)

Servitore2. Illustrissima, la carrozza non è venuta. (a Clarice)

Clarice. Grand’asino quel cocchiere! Non la finisce mai. Contessa Eleonora, se volete andare, non restate per me, ch’io aspetterò la carrozza.

Eleonora. Dunque anderò io. Amica, compatitemi, non posso più trattenermi. (a Beatrice) Signora Rosaura, vi riverisco, (sostenuta)

Rosaura. Serva sua. (mortificata)

Eleonora. (Povera ragazza, mi fa compassione). (a Lelio, piano)

Lelio. (Volete che andiamo a casa sua a consolarla?)

Eleonora. (Se credessi che non si sapesse, lo farei volentieri).

Lelio. (Oggi ci parleremo). (ad Eleonora)

Eleonora. Conte Ottavio, andiamo. (gli dà la mano)

Ottavio. Sono a’ vostri comandi. Vedete, se anche voi vi degnate del boccon rifiutato? (ad Eleonora, dandole mano)

Eleonora. Signor no, non mi degno. Non ho bisogno di voi. (parte, scacciando da se Ottavio)

Ottavio. Che3 maledetti puntigli! Non si sa come vivere, non si

  1. Bett.: da un gran personaggio.
  2. Qui comincia nell’ediz. Bett. la sc. XX.
  3. Bett.: Gran.