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IL BUGIARDO 321

Ottavio1. (Sopraggiunge dalla parte opposta al terrazzino, e sta osservando Fiorindo.

Florindo. Sì, le direi: Signora, io2 vi amo teneramente: non posso vivere senza di voi; siete l’anima mia. Cara, movetevi a compassione di me. (si volta, e vede Ottavio) (Oimè, non vorrei che mi avesse veduto). (da sè) Amico, che dite voi della bella architettura di quel terrazzino?

Ottavio. Bellissimo; ma ditemi, in grazia, siete voi architetto o ritrattista?

Florindo. Che cosa volete voi3 dire?

Ottavio. Voglio dire se siete qui per copiare il disegno del terrazzino4, o il bel volto delle padrone di casa.

Florindo. Io non so quel che voi vi diciate5.

Ottavio. Benchè con più comodo, potete ritrarle in casa.

Florindo. Io attendo alla mia professione. Fo il medico, e non il pittore.

Ottavio. Caro amico, avete voi sentita la serenata, che fu fatta in questo canale la scorsa notte?

Florindo. Io vado a letto per tempo. Non so di serenate.

Ottavio. Eppure siete stato veduto passar di qui, mentre si cantava nella peota.

Florindo. Sarò passato a caso. Io non so nulla. Io non ho innamorate...

Ottavio. (Parmi che si confonda. Sempre più credo ch’ei ne sia stato l’autore). (da sè

Florindo. Signor Ottavio, vi riverisco.

Ottavio. Fermatevi per un momento. Sapete che siamo amici. Non mi nascondete la verità. Io amo la signora Beatrice, e a voi non ho difficoltà di svelarlo. Se voi amate la signora Rosaura, potrò io forse contribuire a giovarvi: se amate la signora Beatrice, son pronto a cederla, se ella vi preferisce.

Florindo. Vi torno a dire che io non faccio all’amore. Applico alla medicina e alla chirurgia, e non mi curo di donne.

  1. Comincia nell’ed. Bett. la sc. VI.
  2. Bett.: sappiate ch’io.
  3. Bett.: Cosa v’intendete di.
  4. Bett.: della finestra.
  5. Bett.: che cosa vi dite.