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IL TEATRO COMICO 29

Orazio. Pare a voi che chi ha introdotto tali novità abbia fatto male o bene?

Vittoria. Questa è una quistione che non è per me. Ma però, vedendo che il mondo vi applaudisce, giudico che avrà fatto più bene che male. Vi dico ciò, non ostante che per noi ha fatto male, perchè abbiamo da studiare assai più, e per voi ha fatto bene, perchè la cassetta vi frutta meglio. (parte)

SCENA VIII.

Orazio, poi Gianni.

Orazio. Tutti fanno i conti sulla cassetta, e non pensano alle gravi spese che io ho. Se un anno va male, addio signor capo. Oh, ecco l’Arlecchino.

Gianni. Signor Orazio, siccome ho l’onore di favorirla colla mia insufficienza, così son venuto a ricever l’incomodo delle so grazie.

Orazio. Viva il signor Gianni. (Non so se parli da secondo zannia, o creda di parlar bene). (da se)

Gianni. Mi hanno detto che io venga allo sconcerto, e non ho mancato: anzi ero in una bottega che bevevo il caffè, e per far presto ho rotto la chicchera per servirla.

Orazio. Mi dispiace di essere stato cagione di questo male.

Gianni. Niente, niente. Post factum nullum consilium.

Orazio. (È un bell’umore davvero). Mi dica, signor Gianni, come gli piace Venezia?

Gianni. Niente affatto.

Orazio. No! Perchè?

Gianni. Perchè ieri sera son cascado in canale.

Orazio. Povero signor Gianni, come ha fatto?

Gianni. Vi dirò: siccome la navicella...

Orazio. Ma ella parla toscano?

Gianni. Sempre a rotta di collo.

Orazio. Il secondo zanni non deve parlar così.

  1. I comici fra di loro chiamano l’Arlecchino il secondo Zanni e il Brighella il primo.