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IL BUGIARDO 373


buona amicizia sottratto da mille scogli: ond’egli è partito da Napoli libero e sciolto, lo che renderà non poca consolazione a V. S., potendo procurargli costi un accasamento comodo e di suo piacere; e protestandomi sono. Cossa sentio? Lelio no xe maridà? Queste xe le fede del stato libero. (le spiega) Sì ben, fede autentiche e recognossue. False no le pol esser. Sto galantomo che scrive, per cossa s’averavelo da inventar una falsità? No pol esser, no ghe vedo rason. Ma perchè Lelio contarme sta filastrocca? No so in che modo la sia1. Sentimo se da sta lettera, diretta a èlo, se pol rilevar qualcossa. (vuole aprire la lettera

SCENA V2.

Lelio e detto.

Lelio. Signor padre, di voi appunto cercava.

Pantalone. Sior fio, vegnì giusto a tempo. Diseme, cognosseu3 a Napoli un certo sior Masaniello Capezzali?

Lelio. L’ho conosciuto benissimo. (Costui sa tutte le mie bizzarrie, non vorrei che mio padre gli scrivesse). (da sè

Pantalone. Elo un uomo de garbo? Un omo schietto e sincero?

Lelio. Era tale, ma ora non è più.

Pantalone. No? Mo perchè?

Lelio. Perchè il poverino è morto.

Pantalone. Da quando in qua xelo morto?

Lelio. Prima ch’io partissi da Napoli.

Pantalone. No xe tre mesi che sè partio da Napoli.

Lelio. Per l’appunto.

Pantalone. Ve voggio dar una consolazion; el vostro caro amigo sior Masaniello xe resussità.

Lelio. Eh! Barzellette!4

Pantalone. Vardè, questo xelo el so carattere?

Lelio. Oibò, non è suo carattere. Pur troppo è suo; che diavolo scrive?) (da sè

  1. Bett.: che sia.
  2. Nell’ed. Bett. è sc. IV.
  3. Bett.: aveu cognossù.
  4. Bett.: Barzellettate voi.