Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/40

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34 ATTO PRIMO

Lelio. Il Dottore ignorante.

Petronio. Mi diletto anch’io, sa ella, di comporre; ed ho fatto ancor io una commedia.

Lelio. Sì? Com’è intitolata?

Petronio. Il poeta matto.

Lelio. Viva il signor Dottore. Madama, ho delle scene di tenerezza fatte apposta per voi, che faranno piangere non solo gli uditori, ma gli scanni stessi. (a Placida) Signora, ho per voi delle scene di forza, che faranno battere le mani anco ai palchi medesimi. (a Beatrice)

Eugenio. (Piangere gli scanni, battere le mani ai palchi. Questo è un poeta del seicento). (da sè)

Orazio. Favorisca di farci godere qualche cosa di bello.

Lelio. Questa è una commedia a soggetto, che ho fatta in tre quarti d’ora.

Petronio. Si può ben dire che è fatta precipitevolissimevolmente.

Lelio. Senta il titolo: Pantalone padre amoroso, con Arlecchino servo fedele, Brighella mezzano per interesse, Ottavio economo in villa e Rosaura delirante per amore. Ah, che ne dite? È bello? Vi piace? (alle donne)

Placida. È un titolo tanto lungo, che non me lo ricordo più.

Beatrice. È un titolo che comprende quasi tutta la compagnia.

Lelio. Questo è il bello; far che il titolo serva di argomento alla commedia.

Orazio. Mi perdoni, signor Lelio. Le buone commedie devono aver l’unità dell’azione: uno deve essere l’argomento, e semplice deve essere il loro titolo.

Lelio. Bene. Meglio è abbondare che mancare. Questa commedia ha cinque titoli, prendete di essi qual più vi piace. Anzi, fate così; ogni anno che tornate a recitarla, mutate il titolo, e avrete per cinque anni una commedia, che parrà sempre nuova.

Orazio. Andiamo avanti. Sentiamo come principia.

Lelio. Ah, madama, gran piacere proverò io, se avrò l’onor di scrivere qualche cosa per voi. (a Placida)

Placida. Mi dispiace che io le farò poco onore.