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L'ADULATORE 467

Brighella. Quel che la comanda. Receverò le so grazie. Bon, prezioso. (prendendo tabacco)

Sigismondo. Vi piace?

Brighella. El bon piase a tutti.

Sigismondo. Avete la tabacchiera1?

Brighella. Una strazzetta de legno.

Sigismondo. Oibò, un uomo par vostro una tabacchiera di legno! Tenete questa.

Brighella. Ghe rendo grazie.

Sigismondo. Eh, prendete.

Brighella. La me perdona, no la togo seguro.

Sigismondo. Quando non volete, pazienza. Ve la donava di cuore.

Brighella. (No bisogna tor regali, chi no vol esser obbligà2 a far de quelle cosse che no s’ha da far).

Sigismondo. Ditemi, vita mia, quanto avanzate voi di salario e panatica?

Brighella. Quel che avanzo mi, l’è unido con quel che avanza anca i altri. Ecco qua la nota. Semo in otto persone; in do mesi ne vien in tutti dusento ducati.

Sigismondo. Ma io, perchè vi voglio veramente bene, voglio farvi una proposizione da vero amico. Prendete quello che si appartiene a voi, e non vi curate degli altri.

Brighella. Cossa volela che diga i mi camerada?

Sigismondo. Non vi è bisogno che dite loro d’aver avuto denaro. La cosa passerà segretamente fra voi e me. Poi quest’altro mese daremo a tutti qualche cosa.

Brighella. Mo mi, la me perdona...

Sigismondo. Sì caro, via, accettate l’offerta.

Brighella. Ma perchè no volela pagar tutti?

Sigismondo. A voi, che siete un uomo savio ed onesto, confiderò la verità. Il padrone adesso non ha denari; ma zitto, che non si sappia. Mi preme l’onore del mio padrone.

Brighella. L’onor del mio padron el me preme anca a mi, e

  1. Bett., Pap. ecc., qui e dopo: scatola.
  2. Bett., Pap. ecc.: obbligado.