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IL TEATRO COMICO 59

Eleonora. Io pure vado volentieri alle commedie, e quando vedo buffonerie1, rido come una pazza.

Orazio. Ci favorisca, di grazia, acciò ch’io non mancassi del mio dovere: mi dica con chi ho l’onor di parlare.

Eleonora. Sono virtuosa di musica. (Tutti si guardano fra di loro, e si mettono il cappello in testa.)

Orazio. Ella è dunque una cantatrice?

Eleonora. Sono2 una virtuosa di musica.

Orazio. Insegna forse la musica?

Eleonora. No, signore, canto.

Orazio. Dunque è cantatrice.

Placida. Fate voi da prima donna? (ad Eleonora)

Eleonora. Qualche volta.

Placida. Brava, vi verrò a vedere. (burlandola)

Petronio. Anch’io, signora, quando sento le smorfie delle cantatrici, crepo dalle risa.

Lelio. Perdoni, in grazia, non è ella la signora Eleonora?

Eleonora. Sì, signore, per l’appunto.

Lelio. Non si ricorda che ha recitato in un mio dramma?

Eleonora. Dove? Non mi sovviene.

Lelio. A Firenze.

Eleonora. Il dramma com’era intitolato?

Lelio. La Didone in bernesco.

Eleonora. Sì, signore, è vero. Io faceva la prima parte. Anzi l’impresario andò fallito per cagione del libro.

Lelio. Tutti dicevano a cagione della prima donna; per altro mi rimetto.

Beatrice. Dunque ella recita in opere buffe?

Eleonora. Sì, signora, qualche volta.

Beatrice. E viene a ridere delle buffonerie dei commedianti?

Eleonora. Vi dirò. Mi piace tanto il vostro modo di trattare, che verrei volentieri ad unirmi con voi.

Orazio. Vuol fare la commediante?

  1. Bett. e Pap.: le vostre buffonerie.
  2. Bett. e Pap.: Cantatrice? Sono ecc.