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360 ATTO TERZO

Lelio. O rovinar la mia casa, o privarmi d’una giovine che tanto amo?

Ottavio. Avete finito di passeggiare?

Lelio. Oimè! Mi vien caldo.

Ottavio. Dove andate?

Lelio. Lasciatemi sedere un poco. (siede sul letto)

Ottavio. (Oh povero me! Lo scrigno). (da sè)

Lelio. Ma no. (s’alza)

Ottavio. (Manco male). (da sè)

Lelio. Parlerò con Florindo.

Ottavio. Signor sì.

Lelio. Qualche cosa risolverò.1 (parte)

Ottavio. È andato via? Addio, scrigno, addio, caro. Vado e torno. Ti lascio il cuore. (parte)

SCENA V.

Camera di Rosaura con lumi.

Rosaura sola.

E sarà vero che Florindo si prenda spasso di me? Che egli mostri dell’inclinazione per l’amor mio, nel tempo stesso che con Beatrice stabilisce le nozze? Ma perchè dirmi che parte, se devesi trattener per la sposa? Parmi ancora impossibile che ciò sia vero.2 Parmi impossibile che Florindo ami una donna di quell’età, e la desideri per isposa. Dubito che Lelio abbia una simil favoletta inventata, per qualche sospetto che abbia di Florindo e di me concepito, con animo di scoprire per questo mezzo il mio cuore. Ma se Florindo stesso alla presenza di Lelio lo ha confermato3? Eh! Lo può aver detto per secondar l’amico. Ma se avesse egli dell’amore per me, non mi avrebbe dato un sì gran tormento. Non so che dire; non so che pensare.

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Ott. Signor sì. Lel. Voi creperete. Ott. Signor no. Lel. Sì, creperete, e allora si vedrà se siete povero, o se avete lo scrigno, parte. Ott. Son povero, non ho scrigno. È andato via? ecc.».
  2. Il periodo che segue, manca nell’ed. Paperini.
  3. Pap.: ha confermato che ama Beatrice?