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200 | ATTO PRIMO |
Aurora. Come niente? Perchè?
Berto. Per una piccola difficoltà.
Aurora. Come sarebbe a dire?
Berto.1 Perchè il padrone questa mattina non ha quattrini da darmi.
Aurora. Come! Mio marito non ha denari?
Berto. Questa è un’infermità, signora mia, che la patisce spesso. E poi lo sa ella meglio di me.
Aurora. Mi dispiace per quel forestiere che abbiamo in casa; non vorrei che avessimo a restare in vergogna.
Berto. Per questa mattina io ci vedo poco rimedio.
Aurora. Tieni questo scudo. Compra qualche cosa, e fa presto.
Berto. Oh sì, signora, subito. (Le preme farsi onore col signor Guglielmo. Per suo marito questo scudo non lo avrebbe messo fuori). (da sè, parte)
SCENA II.
Donna Aurora sola.
Gran disgrazia è la mia, aver sempre da ritrovarmi fra le miserie! Un cittadino che non ha impiego e non ha grandi entrate, passa magramente i suoi giorni. Mi dispiace per il signor Guglielmo, che abbiamo in casa. Io lo vedo assai volentieri, e non vorrei che se ne andasse. Ma vediamo chi è che mi scrive questo viglietto. (lo apre) Ah sì, è donna Livia. Questa è una femmina fortunata; nacque mercantessa, ed è prossima ad esser dama. È giovine, è ricca, e quel che più stimo, è vedova e gode tutta la sua libertà. (legge) Amica carissima. Le gentili maniere del signor Guglielmo dimostrano esser egli un uomo civile ed onesto... Ah, ah, la vedovella è rimasta colta dal forestiere! Viene in casa mia col pretesto di veder me, e lo fa per il signor Guglielmo. Egli barzellettando narrò ieri sera con buonissima grazia le sue indigenze, ed io mi prendo la libertà di mandar venti doppie... Mandar denari ad una persona
- ↑ Nell’ed. Paperini precede: Glielo dirò che nessun senta.