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L'AVVENTURIERE ONORATO 201


che è in casa mia? È un affronto gravissimo ch’ella mi fa: di mandar venti doppie a Voi... A me? acciò con buona maniera le facciate tenere a lui. Non è necessario1 ch’egli sappia che il denaro esca dalle mie mani; onde manderò fra poco un mio servitore colle venti doppie, il quale a voi le consegnerà, e le darete al signor Guglielmo quando vi parrà2. Quand’è così, la cosa non va tanto male. Quest’è un affronto che si può tollerare. Mi pare ancora impossibile, ch’ella mi mandi questo denaro. Sarebbe una femmina troppo generosa. Ecco mio marito.

SCENA III

Don Filiberto e detta.

Filiberto. Signora donna Aurora, questo forestiere quando se ne va di casa nostra?

Aurora. Non dubitate. Ha detto che fra otto o dieci giorni ci leverà l’incomodo.

Filiberto. Sono quattro mesi che va dicendo così. L’abbiamo ricevuto in casa per otto giorni, e sono quattro mesi.

Aurora. Abbiate un poco di convenienza. Se abbiamo fatto il più, facciamo anche il meno.

Filiberto. Ma in qual linguaggio ve l’ho da dire? M’intendete ch’io non so più come mi fare? Che non ho denari? Che non voglio fare altri debiti per causa sua?

Aurora. Per oggi ho dato io uno scudo da spendere.

Filiberto. E domani come faremo?

Aurora. Domani qualche cosa sarà. (Se venissero le venti doppie di donna Livia). (da sè)

Filiberto. Se non foste stata voi, l’avrei licenziato subito.

Aurora. Avreste fatto una bella finezza a que’ due cavalieri Napolitani, che ve l’hanno raccomandato.

Filiberto. Quelli sono andati via, e nessuno mi dà quattrini per provvedere la tavola d ogni giorno.

  1. Pap.: Non voglio.
  2. Segue nell’ed. Pap.: Lasciandovi in libertà di dire che siete voi medesima che gliele somministrate.