Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/419

Da Wikisource.

LA DONNA VOLUBILE 407

Rosaura. Comandi, in che la posso servire?

Dottore. Mi permette che parli con libertà?

Rosaura. Anzi parli pure senza soggezione veruna.

Dottore. Il signor Pantalone m’ha fatto intendere che avrebbe avuto piacere che fosse seguito il matrimonio tra lei e Florindo mio figliuolo.

Rosaura. (Già sapeva che doveva venir rossa). (si copre il viso colle mani)

Dottore. Perchè si copre gli occhi?

Rosaura. Oimè, mi veniva da stranutire1 e non ho potuto.

Dottore. E così, come le diceva, intesa che ebbi la sua inclinazione, ne parlai subito al signor Pantalone, e gli domandai la signora Rosaura sua figliuola. Egli con bontà ha detto di sì, ed abbiamo concluso il matrimonio; ma poi dopo viene da me il signor Pantalone, e mi dice che sua figliuola si è mutata di pensiere, e che non vuol più mio figliuolo in consorte. Io non posso credere che la signora Rosaura abbia una tal debolezza di spirito di cambiarsi da un momento all’altro, e così fare scorgere suo padre; onde son venuto per sentire dalla propria sua bocca la verità, sicurissimo che una figliuola savia e onesta conoscerà il suo dovere, e non farà un affronto ad un galantuomo, dopo averlo fatto stimolare a domandarla per isposa,

Rosaura. (Orsù, vi vuol coraggio). (da sè) Signor dottore, compatite se mio padre vi ha fatto credere che io non volessi mantenere la parola al signor Florindo. È corso un equivoco di un forastiere assai ricco, col quale si credeva che io dovessi accasarmi. Io l’ho ceduto a mia sorella per mantenere la parola al signor Florindo, e altri che lui non prenderò per isposo.

Dottore. Brava, evviva; sicchè posso dir con franchezza a mio figliuolo, che stia sicuro ch’ella sarà sua sposa.

Rosaura. Sì, diteglielo francamente e disponetelo ad essere mio. Ho paura che egli non voglia me.

  1. Così le edd. del Settecento.