Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/73

Da Wikisource.

LA DAMA PRUDENTE 63

Marchese. Ha il sarto che l’aspetta. Vuol provarsi un manto1, onde io dubito che a noi convenà partire.

Conte. Parto in questo momento, se me lo comanda.

Eularia. Non sono tanto incivile per congedarvi sì presto.

Marchese. No, no, non vi manda via, non ha più la premura del sarto. L’aveva quando ero io solo.

Eularia. Signor Marchese, voi parlate troppo pungente.

Marchese. Non mi pare d’offendervi. Non è forse vero, che poco fa vi premeva provare il manto?

Eularia. È verissimo.

Marchese. Ed ora ch’è venuto il Conte, al manto non si pensa più.

Eularia. Ci penso, ma so le mie convenienze.

Marchese. Il signor Conte merita maggior rispetto.

Conte. Marchese, sinora ho lasciato rispondere alla dama, la quale vi ha risposto a dovere; ma ora che il vostro discorso si va caricando sopra di me, vi dirò ch’io non merito le finezze di questa dama, ma voi non siete in grado di farmi ostacolo per ottenerle.

Marchese. Sì, avete fortificato il vostro possesso, non temete rivali.

Eularia. E siam da capo. Marchese, voi mi farete fare delle risoluzioni, che forse vi spiaceranno.

Marchese. Già, tutta la vostra collera è contro di me.

Eularia. La mia collera la rivolgo contro chi me ne ha dato il motivo.

Marchese. Conte, Conte, la discorreremo. (in aria minaccevole)

Conte. Marchese, Marchese, non mi fate paura.

Eularia. Elà, rammentatevi dove siete.

Marchese. Vi domando perdono.

Eularia. Siete troppo sulfureo, signor Marchese.

Marchese. Non ho la flemma del signor Conte.

Conte. Ma signora donna Eularia, egli mi va insultando.

Eularia. In faccia d’una dama non si tratta così. (al Marchese)

Marchese. Orsù, vi leverò l’occasione di rimproverarmi. Signor Conte, ci rivedremo. (s’alza)

  1. Pap. aggiunge: non lo vuol fare alla presenza dei cavalieri.