Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/79

Da Wikisource.

LA DAMA PRUDENTE 69

Conte. Oh no, signora. (guarda bruscamente il Marchese)

Emilia. Signor Conte, se posso servirvi, domani io parto.

Conte. Servitore umilissimo.

Emilia. (Oh, vi sono dei contadini da noi, che rispondono con più civiltà). (da sè)

Conte. (Qui bisogna dissimulare o partire). (da sè)

Marchese. (Se non parte il Conte, non partirò nemmen io). (da sè)

SCENA XIX.

Don Roberto e detti.

Roberto. Gentilissime dame, a voi m’inchino, (le dame lo salutano)

Rodegonda. Don Roberto, noi vogliamo giuocare.

Roberto. Servitevi, siete padrone. A che giuoco volete voi divertirvi?

Rodegonda. A un giuoco facile. Giuocheremo a primiera.

Eularia. Primiera è un giuoco d’invito. Perdonatemi, non mi par giuoco da conversazione.

Rodegonda. A me piace giuocare a que’ giuochi che non impegnano l’attenzione. Voglio nello stesso tempo giuocare e discorrere.

Emilia. È vero, dite bene, è un giuoco facile; ma si può perdere molto denaro.

Roberto. Venite qui, farò io la partita in un modo che non vi sarà pericolo che vi sieno dei precipizi. Signora donna Emilia, favorisca. (fa seder donna Emilia) Qui donna Rodegonda. (la fa sedere) E qui mia moglie.

Rodegonda. Come! Una partita di tre donne?

Roberto. Nei giuochi d’invito, quando vi sono degli uomini, non possono fare a meno di non riscaldarsi. Tre dame giuocheranno con moderazione. Per divertirsi e non per rovinarsi.

Rodegonda. E quei due cavalieri staranno oziosi?

Roberto. Se vogliono divertirsi, sono padroni. Vi sono degli altri tavolini. Se vogliono giuocare in tre, li servirò io, fino che venga qualcheduno.