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86 ATTO TERZO

Roberto. Voi dite bene; ma nelle gran città non si può vivere ritirati.

Eularia. Chi ci obbliga di abitare in città?

Roberto. Certo, che se avessi una comoda abitazione in un paese di minor soggezione, vi anderei a star volentieri.

Eularia. Delle case comode se ne trovano da per tutto.

Roberto. Ma voi presto vi annoiereste1.

Eularia. Io ci starei col maggior piacere del mondo.

Roberto. Per dirla, voi altre signore nelle città grandi vi prendete poi anche degli incomodi soverchi. Ecco qui, appena giorno, siete abbigliata, incipriata e pronta a ricever visite.

Eularia. Vi dirò, mi sono vestita per tempo, perchè questa mattina parte donna Emilia, ed è dovere ch’io vada ad augurarle il buon viaggio.

Roberto. M’immagino che da donna Rodegonda sarà pieno di cavalieri.

Eularia. A buon’ora non vi sarà nessuno.

Roberto. E voi con chi anderete?

Eularia. Spero che voi verrete con me.

Roberto. Io? Perchè?

Eularia. Vi corre debito egualmente che a me, di venir a riverir quella dama.

Roberto. Sì, andiamo.

Eularia. Caro marito, vi vorrei pregar d’un piacere.

Roberto. Dite; farò tutto per voi.

Eularia. Vorrei che andassimo voi ed io ad accompagnar donna Emilia al di lei paese.

Roberto. A Castelbuono?

Eularia. Sì, a Castelbuono.

Roberto. Volentieri, con tutto il cuore. Ma come potete voi disporre dell’animo di donna Emilia?

Eularia. Lasciate il pensiere a me. Ella mi ha fatte delle cortesissime esibizioni. Son certa2 che lo riceverà per finezza.

  1. Pap.: Ma voi vi annoierete presto
  2. Pap.: mi ha più volte fatte cortesissime ecc.