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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/161

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nemico. Chi lo vuol vincere, conviene batterlo dove si può credere men difeso. Anche l’adulazione può essere lodevole, quando tende ad onesto fine.

SCENA XI.

Pantaloncino e detti.

Pantaloncino. Xela ela, patrona, che me domanda?

Madamigella. Chi vi ha detto, che siete voi domandato?

Pantaloncino. Mia sorella.

Madamigella. Vostra sorella è bizzarra davvero. La premura che siate meco, è sua; dovrei parlarvi per una sua commissione, e mi dispiacerebbe che mi credeste sì ardita d’avervi per conto mio incomodato.

Pantaloncino. Cara ela.... Me maraveggio. Mi no so far cerimonie, e ancuo per dirghela ghe n’ho poca voggia. Son qua. Cossa comandela?

Madamigella. Non volete sedere?

Pantaloncino. Se el discorso xe longo, gh’ho un pochetto da far, lo sentirò un’altra volta; e se el xe curto, tanto stago anca in piè.

Madamigella. Se non volete seder voi, permetterete che seda io.

Pantaloncino. La se comoda pur.

Madamigella. Ora tirerò innanzi una sedia.

Pantaloncino. La se comoda.

Madamigella. (Questa sua inciviltà me lo dovrebbe rendere odioso, e pure ancora la compatisco). (va per la sedia)

Pantaloncino. (Se no gh’avesse in testa el balin del zogo, me devertirave un pochetto).

Madamigella. Signor Pantaloncino, non mi darete nemmeno una mano a strascinar questa sedia? (di lontano, vicino alla sedia)

Pantaloncino. Oh sì, la compatissa. No gh’aveva abbadà; la servirò mi. (porta egli la sedia innanzi)

Madamigella. Siete poco avvezzo a trattar colle donne.