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34 ATTO PRIMO

Corallina. Cento e cinquanta ducati di capitale, e trenta de’ frutti.

Giacinto. Non volete altro?

Corallina. Questo, e non altro.

Giacinto. Certo, certo, non volete altro?

Corallina. Signor no, non voglio altro.

Giacinto. Eh furba, furba.

Corallina. Perchè mi dite così?

Giacinto. Perchè m’hai rapito il cuore.

Corallina. Eh, che non ho bisogno di zannate. Voglio i miei denari.

Giacinto. Sì, cara, ve li darò.

Corallina. Tanti anni che servo in questa casa, mi sono avanzata cento cinquanta ducati a forza di stenti e di fatiche, e con tante belle promesse me li levate dalle mani, e mi assassinate così? Sono una povera donna, li voglio; lo dirò al padrone, ricorrerò alla Giustizia. Sia maladetto quando vi ho creduto, quando ve li ho dati, quando vi ho conosciuto.

Giacinto. Corallina. (con vezzo)

Corallina. Il diavolo che vi porti.1

Giacinto. Sentite questo suono? (fa suonar le monete nella borsa)

Corallina. Oh quanti zecchini, signor padrone! Quanti denari!

Giacinto. Credete che v’abbia mangiato i vostri quattrini? Sono qui in questa borsa, e ogni anno col frutto de’ frutti si aumenterebbe il capitale, e adesso vi è di capitale cento e ottanta ducati, e questi ve ne frutterebbero diciotto, e l’anno venturo di più, ed ogni anno sempre crescerebbe la somma; cosicchè, in pochi anni, con cento e cinquanta ducati si duplicherebbe il capitale, e vi formereste la dote. Ma già che volete li vostri denari, ve li sborso, ve li do. Non ne vo’ più saper nulla. (mostra di voler levar i denari dalla borsa)

Corallina. Fermate un poco, fermate. Non siate così furioso.

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Giac. Volete i vostri denari? Cor. Voglio il mio sangue. Giac. Volete il frutto o volete il capitale? con caricatura. Cor. Tutto voglio, tutto. Giac. Tutto? Cor. Sì, tutto. Giac. Ah strega! Cor. Non mi fate montare in bestia. Giac. Sentite questo suono? ecc.».