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IL CONTRATTEMPO 447

Beatrice. (Zitto, che diavolo dite?) (piano ad Ottavio, mostrandogli Corallina)

Ottavio. (Maledetta costei! Non l’aveva veduta). (da sè.)

Beatrice. Vattene. (a Corallina)

Corallina. Sì, signora. (Crede che non si sappiano i suoi pasticci: sì, sì, lo sposi, che le toccherà un bel terno), (da sè, parte)

SCENA X.

Beatrice e Ottavio.

Beatrice. V’ho pur detto, che niuno ha da sapere... (ad Ottavio)

Ottavio. Compatitemi: la passione, il dolore, la confusione mi avevano tolto la vista. Eccomi qui, signora, eccomi nelle vostre braccia. Voi mi potete dare la vita: voi mi potete dare la morte.

Beatrice. Se faceste capitale dell’amor mio, non sareste a questi passi venuto.

Ottavio. Io vi amo colla maggior tenerezza del mondo.

Beatrice. Come si può accordar l’amor vostro colle insolenze che voi mi dite?

Ottavio. Io non vi ho detto insolenze. Siete voi, signora Beatrice, che interpretando le cose a rovescio...

Beatrice. Già, io sono una pazza.

Ottavio. No... compatitemi... io sono uno stolido, che non sa parlare...

Beatrice. Orsù, lasciamo andare per ora. Il signor Pantalone de Bisognosi vi ha trovato l’impiego?

Ottavio. Non l’ha trovato; ma lo troverà.

Beatrice. E intanto...

Ottavio. Intanto vi dirò. Sul dubbio che voi non mi voleste in casa, mi sono ad esso raccomandato, ed egli mi ha esibito l’alloggio, la tavola e tutto il mio bisognevole.

Beatrice. Dunque non avete più bisogno di me?

Ottavio. Io? Sto con voi... Quelle pietanze che mi potete dar voi, non me le può dare il signor Pantalone.