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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/528

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512 ATTO SECONDO

Beatrice. Ma bisogna sapere...

Ottavio. Bisogna sapere, che sono stufo; non vo’ sentir altro.

Beatrice. Signor zio...

Ottavio. Schiavo.

Beatrice. Non vi lascerò partire.

Ottavio. Non mi seccate.

Beatrice. Bella creanza! (a mezza voce)

Ottavio. Come! Che cosa avete detto?

Beatrice. Niente, signore.

Ottavio. Creanza? Non creanza? Benchè non siate mia figlia, non averò riguardo a darvi una mano nel viso.

Beatrice. Vorrei veder questa!

Ottavio. In casa mia sono padrone io.

Beatrice. In casa vostra non ci verrò mai più.

Ottavio. Farete bene.

Beatrice. E non verrò per causa di quella impertinente di Corallina.

SCENA V.

Corallina ed i suddetti.

Corallina. (Brava!) (in disparte)

Ottavio. Parlate con rispetto di Corallina.

Beatrice. Oh! di grazia, parliamo con rispetto dell’illustrissima signora zia.

Ottavio. Giuro al cielo...

Corallina. Una parola, signor padrone. (lo tira in disparte)

Ottavio. Che c’è?

Beatrice. (Non vorrei che mi avesse sentita). (da sè)

Corallina. (La vostra figliuola è in camera col signor Florindo). (piano ad Ottavio)

Ottavio. Disgraziati! Presto...

Corallina. (E la vostra signora nipote è stata la mezzana che lo ha introdotto). (come sopra)

Ottavio. Andate fuori di questa casa. (a Beatrice)