Vai al contenuto

Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/529

Da Wikisource.

LA DONNA VENDICATIVA 513

Beatrice. A me?

Ottavio. Sì, a voi.

Beatrice. Vi ricordate chi sono?

Ottavio. Siete la mezzana della mia figliuola. (parte)

Beatrice. A me questo!

Corallina. E non vi verrò per causa di quell’impertinente di Corallina. (con caricatura, e parte)

SCENA VI.

Beatrice sola.

Ora ho capito. Costei mi ha sentita, e per vendicarsi di me, ha detto a mio zio delle belle cose; ma senti, anch’io saprò ricattarmi. Son donna anch’io; e se non te la faccio, dimmi che sono... Che strepito è questo?

SCENA VII.

Rosaura fuggendo, Ottavio colla spada le corre dietro, Florindo lo trattiene; e la suddetta.

Rosaura. Aiutatemi per pietà. (a Beatrice)

Florindo. Fermatevi, signore. (ad Ottavio, trattenendolo)

Ottavio. Temerario! Lasciatemi.

Florindo. A me questa spada. (lo disarma)

Ottavio. Indegna! Ti affogherò colle mie mani, (afferrando Rosaura)

Rosaura. Aiuto.

Florindo. Fermatevi, che altrimenti... (minacciandolo)

Ottavio. A me? In casa mia? Questa è un’azione indegna.

Florindo. È azione onorata difendere una povera innocente dalle mani di un padre tiranno.

Beatrice. (Quanto mi piacciono questi giovani spiritosi!) (da sè)

Rosaura. (Tremo tutta). (da sè)

Ottavio. Come c’entrate voi in casa mia?

Florindo. Ci entro, perchè voi a me avete promesso quella fanciulla.