Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/546

Da Wikisource.
530 ATTO TERZO

Corallina. Ma se è vero. Non si può più vivere. Siete una bestia.

Ottavio. Io una bestia? (in collera)

Corallina. Eccolo lì, un basilisco. Oh! non voglio che un giorno o l’altro... no, no, non son sì buona.

Ottavio. Voi mi fareste dare al diavolo. (con meno collera)

Corallina. Non so che dire, mi par di servirvi con amore, con carità; ma non faccio niente.

Ottavio. Via, lasciamo andare. Rosaura verrà giù, quando il diavolo la porterà. Corallina, parliamo un poco di noi.

Corallina. Parleremo, signor padrone: andate a cercare la signora Rosaura.

Ottavio. Io vorrei si stabilissero le nostre nozze.

Corallina. (Ed io vorrei che se ne andasse. Il signor Lelio mi aspetta). (da sè)

Ottavio. Vedo che Rosaura non si mariterà per ora, ed io non voglio differire più oltre.

Corallina. (Fremo dalla rabbia). (da sè)

Ottavio. Che cosa mi rispondete?

Corallina. Parleremo con comodo. Sentite che cosa dice la signora Rosaura.

Ottavio. Io non ho bisogno di sentir lei. Voglio sentire che cosa dite voi.

Corallina. Domani vi darò la risposta.

Ottavio. La risposta la voglio adesso.

Corallina. Queste non sono cose da decidere così su due piedi. Bisogna un poco discorrere e pensare...

Ottavio. Via, con tutto il vostro comodo. Prendiamo due sedie, e parliamo quanto volete.

Corallina. (Che ti venga la rabbia). (da sè) In questo momento ho un affare che mi preme; non posso trattenermi.

Ottavio. Andate, e vi aspetterò.

Corallina. (Maledetto!) (da sè)