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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/131

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LA CASTALDA 121

SCENA VI.

Corallina sola.

Eh, so dov’è quel nido di passere. È un palazzo che casca a pezzi. Che caro signor Ottavio! In casa sua si sguazza quando piove. Sì, anderò a star con lui, e tutti due andremo poi a stare con qualchedun altro. Con tutto che egli sia spiantatissimo, ha un’albagia del gran diavolo. Io, grazie al cielo, non ho bisogno di lui; non cambierei il padrone che ho, con quanti ne conosco nei nostri contorni. Egli è il più buon uomo di questo mondo. Mi vuol bene, mi tratta bene, e spero con esso lui di fare la mia fortuna.

SCENA VII.

Frangiotto servitore, e la suddetta.

Frangiotto. Corallina, il padrone è alzato.

Corallina. Presto dunque, ch’io vada a portargli la cioccolata.

Frangiotto. L’acqua l’ho messa ora al fuoco; lasciate che si riscaldi.

Corallina. Ve n’era di fatta nella cioccolattiera.

Frangiotto. Ve n’era, ed ora non ve n’è più.

Corallina. Chi l’ha bevuta?

Frangiotto. Io.

Corallina. Buon pro vi faccia, e buon sangue.

Frangiotto. Dovreste dire anche buone carni e buone ossa, e buono e forte temperamento.

Corallina. Sì, caro Frangiotto, governatevi bene; nutritevi bene; se avete ad esser mio, vi voglio bello, grasso e robusto.

Frangiotto. Tocca a voi a pensarci.

Corallina. A me tocca?

Frangiotto. Sì, a voi. Se ho da essere cosa vostra, tocca a voi a ingrassarmi.

Corallina. Colla biada del padrone ingrasseremo tutti due, non abbiate timore.