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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/135

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LA CASTALDA 125

Corallina. Voi non dite che degli spropositi.

Frangiotto. Parlo per amore.

Corallina. Parlate per ignoranza.

Frangiotto. Vi voglio bene.

Corallina. Non è vero.

Frangiotto. Sì...

Corallina. Ecco il padrone.

Frangiotto. A rivederci.

Corallina. Addio.

Frangiotto. Vogliatemi bene.

Corallina. No.

Frangiotto. Maladetta!

Corallina. Asino!

SCENA VIII.

Pantalone e detti.

Pantalone. Com’èla?

Frangiotto. Signor padrone, la riverisco. (parte)

Corallina. Ecco qui, sempre mi tocca gridare.

Pantalone. Per cossa? Cossa xe sta?

Corallina. Frangiotto è un asinaccio; non mi obbedisce, mi fa andare in collera.

Pantalone. Baron! El manderò via. Chiamèlo; voggio licenziarlo subito. Noi ve obbedisse? Lo voggio mandar via.

Corallina. Basta; perdoniamogliela per questa volta. Se si manda via, ne possiamo trovare un peggio. Basta correggerlo.

Pantalone. Dove xelo? Chiamèlo. Voggio darghe una romanzina. Che el vegna qua mo. Sentire cossa che ghe dirò.

Corallina. No, signor padrone, siete troppo caldo; non voglio che la bile vi faccia male. Lasciate fare a me, lo correggerò io.

Pantalone. Sì, fia, fè vu, crièghe, feve portar respetto; e chi no ve vol obbedir, via subito de sta casa.

Corallina. Mi preme che il padrone sia ben servito.

Pantalone. Coss’alo fatto colù? Per cossa gh’aveu crià?