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280 ATTO PRIMO


un’altra volta gli misuri la spada al petto.1 Pazzo, pazzissimo è don Alonso; egli s’innamora come una bestia, e pena nei distaccarsi dalle sue belle. Io all’incontro con quanto piacere acquisto un’innamorata, con altrettanta indifferenza la lascio. Ecco la mia padrona di casa, che si dà ad intendere d’aver il possesso di tutto il mio cuore. Ora è tempo di disingannarla.

SCENA XVI.

Beatrice e detti.

Beatrice. Don Garzia, è egli vero che vi siete battuto?

Garzia. Sì, signora, e son rimasto ferito.

Beatrice. O cielo! Dove?

Garzia. In un braccio.

Beatrice. Per qual causa vi cimentaste?

Garzia. Per una donna.

Beatrice. Per una donna?

Garzia. Mah! le belle donne ci fanno precipitare.

Beatrice. Io non vi ho mai posto in verun pericolo.

Garzia. Oh, in quanto a voi la cosa è diversa.

Beatrice. Non poteva io, se stata fossi una frasca, dar retta a quelli che m’insidiavano?

Garzia. Sì; perchè non l’avete fatto?

Beatrice. Per essere a voi fedele.

Garzia. Mi dispiace che per causa mia abbiate perduto il vostro tempo.

Beatrice. Anzi l’ho molto bene impiegato, amandovi costantemente.

Garzia. Io l’ho impiegato molto meglio di voi.

Beatrice. Perchè?

Garzia. Perchè ne ho amate sei in una volta.

Beatrice. Voi scherzate.

Garzia. Dico2 davvero. E se volete sapere chi sono, ve lo dirò.

Beatrice. Voi lo fate per tormentarmi.

  1. Pap. aggiunge: Era in mia mano anche oggi l’ucciderlo, e per risparmiare la vita a lui, sono rimasto ferito io. Pazzo ecc.
  2. Pap.: Anzi dico.