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L'AMANTE MILITARE 289

Pantalone. L’aspetta; piuttosto... averziremo ste altre.

Garzia. Ma se non avete le chiavi!

Pantalone. Proverò se questa averze. Me par de sì. (Oh diavolo maledetto! Bisognerà che manda la putta fora de casa). (da sè; apre colle chiavi)

Garzia. (Vecchio malizioso, non mi voleva in casa). (da sè)

Pantalone. La toga; xe averto; ma ghe xe la roba de sior alfier.

Garzia. Il Quartier-Mastro la manderà a prendere. Andate. (ai soldati)

Arlecchino. (Oh che bel gusto a far el soldà! Oh che bella sodisfazion!) (da sè; entra in camera con li soldati)

Garzia. Avete buona stalla? (a Pantalone)

Pantalone. Oh, mi no gh’ho altro che una stalletta, dove appena ghe sta un cavallo1.

Garzia. E dove metteremo li miei quattro cavalli?

Pantalone. Da mi no gh’è liogo. La me creda, che casa mia no xe bona per un tenente.

Garzia. Non importa. Li terremo nell’entrata; alzeremo le panche e faremo le mangiatoie.

Pantalone. Oh poveretto mi! El me rovina tutta la casa: ma la diga, no diseveli che i doveva marciar stassera o doman?

Garzia. Abbiamo l’ordine di star preparati, ma la marcia non è sicura. Se partiremo, lascierò qui il mio bagaglio, ed al ritorno ci goderemo, staremo allegri, beveremo delle bottiglie, faremo delle feste di ballo, alzeremo una tavola di faraone; io taglierò, e voi sarete interessato nella banca. (parte)

Pantalone. Oh maledetto! come diavolo alo fatto a cazzarse in casa mia? Ho finto de no saver gnente delle insolenze che l’ha dito a mia fia, per no metterme a cimento de precipitar. Ma anderò a ricorrer; farò de tutto che el vaga via. Serrerò mia fia in camera, e se l’averà l’ardir d’avanzarse, ghe xe bona giustizia, me ne farò render conto. (entra in camera di Rosaura)

  1. Pap.: la mia crozzola de cavallo.