Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/345

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che tra i felicissimi suoi servidori avea me pur collocato! Il mio destino mi chiamò altrove; abbandonar mi convenne il Foro per seguitare, dietro l’orme degli scordati Autori, il Teatro; non mai però dal cuore e dalla memoria Pisa si è staccata, e il benignissimo Reggitore che la governa; e ho sempre ardentemente bramato potere degli obblighi miei e della mia umile riconoscenza un qualche testimonio produrre. Pisa l’avrà forse un giorno, or abbialo la Signoria Vostra Illustrissima in questa miserabile offerta ch’io ardisco farle di una delle mie cinquanta Commedie. Egli non è certamente un dono che misurare si possa colla Grandezza Vostra; altro si converrebbe tributo d’Opera insigne di accreditato Autore ad un Cavaliere illustre cotanto per antichità, l’origine della di cui Nobiltà trovasi fra i remotissimi principi della Repubblica Volterrana: una Famiglia che in tutti i tempi, e sotto varj domini, ebbe sempre una continuata serie di onori, di cariche, di dignità; che colle parentele più illustri mantenne la purezza del sangue, e l’aumentò, e la trasfuse. A un Cavaliere, aggiungasi, che ai doni eccelsi della Fortuna possiede in sè accoppiati mirabilmente quelli dell’animo e della natura. Ma questi non li volete voi riconoscere quali sieno, per effetto di una singolarissima moderazione, e sdegnate sentirne in faccia vostra discorrere, di che mi avvidi qualunque volta provai dir cosa alla presenza Vostra, che del mio interno conoscimento assicurar vi potesse. Tacerò dunque, dove più potrei estendermi, delle lodi vostre parlando; torno a riflettere alla tenerissima offerta ch’io son per farvi. Graditela per effetto di somma Vostra benignità, e siccome godete assai più nel beneficare che nell’essere dei benefizi riconosciuto, spargete sopra di me le Vostre grazie, proteggendo questa Commedia che vi offerisco, e me medesimo che nella Vostra protezione confido; con tal fiducia, non dal merito mio, ma dalla Vostra eroica virtù derivata, prendo coraggio di protestarmi in faccia del Mondo, quale con profondissimo ossequio mi rassegno

Di V. E. Illustrissima

Umiliss. Devotiss. e Obbligatiss. Serv.
Carlo Goldoni.