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IL MOLIERE 39
Pirlone.   E ben, sei scudi avrete.

Foresta. E mi regala.
Pirlone.   È giusto; regalata sarete.
Foresta. Ma chi sarà il padrone? Conoscerlo desìo.
Pirlone. Sentite; in confidenza, il padron sarò io.
Son solo, solo in casa, nessun colà mi osserva;
Col tempo diverrete1 padrona, anzi che serva.
A voi darò le chiavi del pan, del vin, dell’oro,
E viverete meco almen con più decoro.
Che bell’onore è il vostro, servir gente da scena,
Gente dell’ozio amica, e di miserie piena!
Meco direte almeno: son serva d’un mercante.
Ricco d’onor, di fede, e ricco di contante.
Foresta. (Quest’ultima mi piace).
Pirlone.   E ben, che risolvete?
Foresta. Signore, ho già risolto; verrò, se mi volete.
Stanca son di servire due femmine sguaiate.
Che taroccar principiano, tosto che sono alzate:
Ed un padron, che monta in collera per nulla,
Che fa tremare i servi, quando il cervel gli frulla.
Pirlone. Ecco quell’uom dabbene, che fa da saccentone,
Frenar non sa2 in se stesso collerica passione.
Ehi! dite, in segretezza: con queste donne sue
Molier come la passa?
Foresta.   Fa il bello a tutte due.
Pirlone. Oh comico scorretto! Con voi, la mia fanciulla,
Ha mai quell’uomo audace tentato di far nulla?
Foresta. M’ha fatto certi scherzi.
Pirlone.   Presto, presto, fuggite.
in casa mia l’onore a ricovrar venite.
Ma, ditemi, potrei parlar, per lor salute,
A queste sventurate due femmine perdute?
Foresta. La madre collo specchio si adula e si consiglia.
Pirlone. Misera abbandonata! Parlerò colla figlia.

  1. Bett. e Pap.: sarete con il tempo.
  2. Bett.: non può.