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LA MOGLIE SAGGIA 483

Brighella. La servo subito. (Oh che casa rabbiosa! Oh che casa del diavolo!) (mette la sottocoppa coperta sul tavolino, e parte; poi ritorna)

Ottavio. (Guarda qua e là, se è veduto) Ecco ciò che ti farà allontanare da me per sempre. (cava una cartucccia di tasca) Ecco la vendetta mia, e quella della Marchesa. (leva il coperchio alla caraffina) Sciolto ch’io sarò dall’odiato legame, sposerò la Marchesa, e questa polvere lo scioglierà ben presto; e lo zucchero con cui è mescolata, nasconderà l’amaro col dolce. Vien gente. Non vo’ dar sospetto. (si scosta dal tavolino e lascia scoperta la caraffina)

Brighella. Eccola servita. (gli dà la tabacchiera)

Ottavio. Via, porta subito la limonata alla Contessa. (Indegna! domani non ti avrò più negli occhi). (da sè, parte)

SCENA II.

Brighella solo.

Sempre in collera, sempre musoni, sempre se grida. Oe! la caraffina scoverta! Nissun la pol aver toccada, altri che el padron. Bevù nol ghe n’ha certo. La me par torbidetta. Oh, cossa che el diavolo me mette in testa! Sta premura che ghe porta la limonada, nol l’ha più avuda! Iersera i ha gridà, no i ha dormido insieme... No vorria... basta. A mi no me tocca... Sior sì che me tocca... Sior sì che me tocca. Mi fazzo la limonada, e se nascesse qualche desordene? Son intrigado. Ghe penserò suso. Ma co sto dubbio in corpo, no vôi metter a rischio la vita della padrona, e la mia riputazion. (prende la sottocoppa, e vuol partire)

SCENA III.

Corallina e detto.

Corallina. Sai che cosa t’ho da dire? Che in casa della marchesa Beatrice non voglio che tu ci vada più.

Brighella. Ben, ben, no gh’anderò. (vuol partire)

Corallina. (Lo trattiene) Se il padrone ci va, o conduca un altro servitore, o ce n’andremo di questa casa.

Brighella. Via, sì, ve digo. (ansante per partire)