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484 ATTO TERZO

Corallina. (Lo trattiene) Ho saputo che vi è una bella cameriera. Briccone! Per questo ci vai volentieri.

Brighella. Eh, gh’ho altro in testa. (come sopra)

Corallina. Dove con questa furia?

Brighella. No vede? Porto la limonada alla padrona.

Corallina. È presto. Non è l’ora solita.

Brighella. Cossa voleu da mi?

Corallina. Stassera anderemo a buon’ora?

Brighella. Sì, a bonora (vuol partire)

Corallina. Sentite.

Brighella. Lassarme portar sta limonada.

Corallina. Date qui, la porterò io.

Brighella. Siora no, vôi portarla mi.

Corallina. La mia padrona è nel suo gabinetto, gliela voglio portar io.

Brighella. O gabinetto, o altro, voio andar mi.

Corallina. Asinaccio!

Brighella. Stassera la discorreremo.

Corallina. Sempre a suo modo.

Brighella. (Adessadesso ghe fazzo bever sta limonada). (da sè)

Corallina. Me la pagherai.

Brighella. La carega. (minacciandola)

Corallina. Maledetto!

Brighella. Se no ti gh’ha giudizio, vago a dormir in un camerin de soffitta. (parte)

Corallina. Ah! converrà andar colle buone: qualche volta sono un poco caldetta, ma vi vuol pazienza, son così di natura. (parte)

SCENA IV.

Camere in casa della Marchesa.

La Marchesa Beatrice, Lelio e Florindo.

Lelio. Eh via, signora Marchesa, calmate la vostra collera.

Florindo. In verità fate torto a voi stessa.

Beatrice. Non vi è rimedio: ho risoluto così.