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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu/238

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226 ATTO PRIMO


si sa mai, se una donna sia bella o brutta. Le belle si coprono per modestia, le brutte per vergogna; le giovani per vezzo, e le vecchie per disperazione. (parte)

SCENA VI.

Camera in casa di Florindo.

Corallina terminando una calzetta.

Anche questa è fatta. Non aveva calzette da mutarmi: manco male che mi è rimasto questo poco di refe, donatomi dalla buona memoria della mia padrona. Dove sono andati quei tempi! Ma! Son nell’impegno, conviene starci, e non me ne pento. Povero signor Florindo! Gli voglio bene, come se fosse mio fratello. Ha succhiato del latte che ho succhiato io; lo ha allattato mia madre; siamo stati allevati insieme e poi son di buon cuore: quando prendo a voler bene ad una persona, mi disfarei, farei di tutto per aiutarla. Poverino! L’hanno cacciato di casa. E perchè? Per causa della matrigna. Già tutte le matrigne sogliono perseguitare i figliastri; ma questa poi, che ha un figlio grande e grosso come un asino, vorrebbe potere scorticar il figliastro per raddoppiar la pelle al figliuolo. Poverino! L’hanno cacciato di casa con sei scudi il mese. Dopo venti giorni, era ridotto che non si riconosceva più; lacero, sporco, malandato. Se non veniva io a star con lui, si dava affatto alla miseria, alla disperazione. Pazienza! Mi contento patire per non vederlo perire; e se congiurano contro di lui una matrigna avara, un padre pazzo, un fratello balordo, lo assiste1 una vedova onesta, una serva fedele2 e amorosa.

  1. Paper. aggiunge: e lo consola una donna di cuore, una vedova ecc.
  2. Pap. aggiunge: paziente.