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228 ATTO PRIMO

Florindo. Oh Dio! Corallina, l’amor vostro, la vostra bontà m’intenerisce a segno, che mi fate piangere.

Corallina. Oh, queste son debolezze.

Florindo. Vedervi priva di tutto per me! (piange)

Corallina. Ma se vi dico... che io... (singhiozzando) Oh via, stiamo allegri; queste calze mi sono riuscite un poco strette e corte, e poi sono troppo fine; per me non servono. Già le voleva vendere, le venderò. Un giorno poi mi pagherete di tutto.

Florindo. Voglia il cielo...

Corallina. Eh, non intendo donarvi niente, sapete? Tengo nota di tutto.

Florindo. Se muor mio padre...

Corallina. E voglio il salario sino ad un quattrino.

Florindo. Ma intanto, povera Corallina... (sospirando)

Corallina. Eh, intanto, intanto... Non sapete pagarmi con altro che con dei sospiri, dei lamenti e dei piagnistei. Voglio che stiate allegro, se volete che non me ne vada da voi; non voglio che mi facciate morir di malinconia. Lavorerò, venderò, impegnerò, m’ingegnerò. Ma allegramente, signor padroncino caro, non siamo morti. Chi sa! forti1, coraggio. Vado a vendere le calzette; compro qualche cosa di buono; torno a casa, e mangeremo in santa pace, alla barba di chi non vuole. Il maggior dispetto che possiate fare ai vostri nemici, è il soffrire con costanza, ridere con indifferenza, e far vedere che sapete e potete vivere senza di loro. (parte)

SCENA VIII.

Florindo, poi Arlecchino.

Florindo. Oh benedetta Corallina! Tu sei la mia unica consolazione. Il cielo a me ti ha dato per conforto alle mie disgrazie. Dove mai si è trovato una donna di miglior cuore? Ah padre

  1. Pap.: Chi sa! Lungi i timori, forti lì ecc.