Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu/372

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358 ATTO SECONDO

Pantalone. Se contentela ci’aspettar un momento, tanto che vaga a parlar mi co siora Beatrice?

Ottavio. Sì, andate. Raccogliete i suoi sentimenti, e ditele per parte mia, che se non avrà giudizio, perderò io la prudenza; ditele che non guarderò di precipitare me stesso, per rovinar lei e tutti quelli che le aderiscono.

Pantalone. La lassa far a mi. So cossa che gh’ho da far. Torno subito. (Oh se podesse giustar anca questa! Ma la vedo difficile), (da sè, parte)

SCENA VIII.

Ottavio, Florindo, poi Brighella.

Ottavio. Come vi ha parlato la Contessa?

Florindo. Voleva ella darmi ad intendere, che la Contessina non fosse di me contenta.

Brighella. Lustrissimo, è sta portà sta polizza con premura.

Ottavio. Chi l’ha portata?

Brighella. Corallina, la cameriera.

Ottavio. Quella disgraziata ha l’ardire di entrare nelle mie camere? La caccerò giù dalla scala.

Brighella. Poverazza, no la ghe n’ha miga colpa.

Ottavio. Tu la difendi?

Brighella. Ho scoverto tutto. Corallina no ghe n’ha colpa.

Ottavio. Trattienla fin che io leggo il viglietto.

Brighella. (Magari fusselo un viglietto longo!) (da sè; parte, poi torna)

Ottavio. Compatite.

Florindo. Accomodatevi.

Ottavio. Sarà un viglietto di mia cognata. Sentiremo che cosa sa dirmi. (apre)

Florindo. Voi non vi lascerete sedurre.

Ottavio. Marchesino, il viglietto non è di mia cognata, ma di mia nipote.

Florindo. Sentiamo... se mi è permesso.