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70 ATTO TERZO

Florindo. (Non mi conosce). (ripassa)

Ghitta. Mi pare e non mi pare.

Florindo. Bondì a vossignoria. (la saluta da villano)

Ghitta. Non credo già d’ingannarmi... Signore...

Florindo. Signore chi?

Ghitta. Signor Marchese.

Florindo. Zitto.

Ghitta. Come! Così?

Florindo. Per non1 esser conosciuto.

Ghitta. Oh bella! dove andate?

Florindo. Veniva da voi, cara.

Ghitta. Oh! non lo credo.

Arlecchino. Sopraggiunge.

Florindo. Chi?

Arlecchino. Un pastor con delle pegore.

Florindo. Eh! non importa. Va via.

Arlecchino. (Adessadesso sopraggiunge un legno). (si ritira, poi torna)

Florindo. Sì, certamente. Io veniva a ritrovarvi. Desiderava di vedervi.

Ghitta. Ed io bramava di veder voi, ma per una cosa di gran premura.

Florindo. Oh! bello incontro. Eccomi qui.

Ghitta. Sappiate, signore, che poco fa la vostra signora madre mi ha2 bravato moltissimo, che non vuole che vi riceva in casa e non vuole che io parli con voi; e se non la obbedisco, ha detto che mi farà fare qualche cosa di brutto.

Florindo. Non dubitate che ci verrò segretamente, che nessun lo saprà.

Ghitta. Ma! non vorrei...

Florindo. Vedete? In questo abito nessuno mi può conoscere.

Arlecchino. Sopraggiunge.

Florindo. Chi?

Arlecchino. Un asino che va pascolando.

  1. Bett.: Zitto. Per non ecc.
  2. Bett. e Pap.: che poco fa è venuta da me la vostra signora madre, e mi ha ecc.