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LA DONNA DI TESTA DEBOLE 183

Argentina. Sicuro che gliel’ho detto.

Violante. Ciarliera. Hai fatta la bella cosa!

Argentina. Io l’ho fatto per bene. (parte)

SCENA XVII.

Donna Violante, don Pirolino; poi don Fausto, don Roberto e don Gismondo.

Violante. Colei mi ha posta in un qualche impegno.

Pirolino. Con una buona interpretazione si accomoda tutto.

Roberto. Signora, di che potete voi lagnarvi di me?

Violante. Niente, don Roberto. Chi vi ha detto ch’io mi lagno di voi?

Roberto. Me l’ha detto la vostra serva.

Fausto. Per verità, don Roberto, gli uomini onesti non fanno satire, e molto meno ardiscono gli uomini savii di spedirle sfacciatamente alle persone che sono offese.

Roberto. Io non intendo di che parliate.

Violante. (Cosa meriterebbe ora don Fausto?) (a don Pirolino)

Pirolino. (Una di quelle finezze che mi suol fare il maestro). (a donna Violante)

Gismondo. Parla don Fausto di quella lettera che voi avete spedita a donna Violante.

Violante. Una lettera con i più bei versi del mondo. Due stanze allegoriche, ch’io non avrei certamente inteso, se don Pirolino non me le avesse spiegate.

Fausto. Signora donna Violante, sentendo che siete stata regalata con due versi, vi supplico comunicarmeli.

Violante. Voi non lo meritate.

Gismondo. Posso io essere onorato, signora?

Violante. Caro don Gismondo, senza la chiave voi forse non intendereste il senso di questi versi allegorici.

Roberto. E questa chiave chi l’ha?

Violante. Due sole persone: don Pirolino e voi. Don Pirolino, perchè ha studiato di molto; voi, come autore.