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196 ATTO TERZO

Fausto. Non ha bisogno di nuovi stimoli l’ira mia. (si battono. Don Fausto rimane ferito)

Roberto. Siete ferito?

Fausto. Sì, son ferito.

Roberto. Vi basta quel poco sangue a cancellare i torti di donna Violante?

Fausto. Giuro al cielo... Ah, non è possibile ch’io sostenga il ferro. In altro tempo vi darò risposta. (parte)

SCENA X.

Don Roberto e poi don Gismondo.

Roberto. Povero stolto! Ci lascierai la vita sotto di questa spada.

Gismondo. Amico...

Roberto. Ora ch’io sono in battermi, ci mancherebbe poco che non mi battessi con voi.

Gismondo. Con chi vi siete battuto?

Roberto. Con don Fausto, e l’ho in una mano ferito.

Gismondo. Povero galantuomo! ed ora vorreste fare a me una finezza simile?

Roberto. Che intenzione avete voi rispetto a donna Violante? Spiegatevi.

Gismondo. Caro amico, cosa occorre che ci confondiamo per lei, ora che ha perduta la lite...

Roberto. Ha perduta la lite donna Violante?

Gismondo. L’ha perduta certo.

Roberto. Chi ve l’ha detto?

Gismondo. Don Pirolino.

Roberto. Che sia poi vero?

Gismondo. È vero pur troppo.

Roberto. Povera donna! me ne dispiace infinitamente. Ora durerà fatica a rimaritarsi. (ripone la spada)

Gismondo. Voi l’abbandonerete per questo?

Roberto. Per dirvela in confidenza, non son sì pazzo a precipitarmi.