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LA DONNA DI TESTA DEBOLE 195

Brighella. L’è verissima. I ha avudo la copia della sentenza, e el dise cussì che so zia l’è tutta afflizion.

Fausto. Ora è tempo ch’io faccia conoscere a donna Violante la sincerità della mia stima e dell’amor mio.

Brighella. E la la sposerà con tutti quei pregiudizi che l’ha acquistadi con le belle lezion de don Pirolino?

Fausto. No, Brighella. Questa è l’unica condizione che le sarà da me imposta per conseguir la mia mano: ch’ella abbandoni la pazzia di così pessimi studi.

Brighella. El cielo voggia che la sia cussì. Fora de ste pazzie l’è una signora adorabile. Quando, signor, l’ha sta bona intenzion, mi diria che l’andasse subito a ritrovarla.

Fausto. No, non voglio andar subito. Voglio scriverle prima un viglietto. Voglio darle campo di pensare pria di rispondere; acciò la di lei risposta sia certa, maturata e libera da qualunque immaginabile soggezione.

Brighella. Vossignoria pensa sempre ben, da par suo, con prudenza e con nobiltà.

Fausto. Vedo venir don Roberto. Lasciami solo. Voglio favellare con lui.

Brighella. Comandela che vada a casa?

Fausto. Sì, preparami da scrivere, che ora vengo.

Brighella. La sarà servida. (Oh, se ne trova pochi dei omeni come el me padron. Bon cuor, amor vero, sincerità, l’è una cosa... come dis el poeta: Che vi sia ciascun lo dice; dove sia nessun lo sa). (da sè, parte)

SCENA IX.

Don Fausto e don Roberto.

Fausto. Voi non siete dei più solleciti negl’impegni d’onore.

Roberto. Non sono però dei men coraggiosi per incontrarli.

Fausto. Non si deridono le persone d’onore. Ponete mano alla spada.

Roberto. Sì, lo farò, signor amante ridicolo. (mette mano)