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198 ATTO TERZO


spirito forte nientemeno di Bradamante, e saprei anche, se abbisognasse, vestir la lorica, e imprigionar le chiome nell’elmo.

Argentina. (Frutto della lettura dei romanzi). (da sè)

Violante. Perchè don Roberto ha ferito don Fausto?

Argentina. Perchè don Fausto l’ha sfidato per causa vostra.

Violante. Il battersi per le donne, è stata sempre azione da cavaliere. Anche don Chisciotte l’ha fatto per la sua bellissima Dulcinea.

Argentina. Ma vedete un poco, signora, che cosa vi scrive quel povero disgraziato.

Violante. Sì, leggiamo. Oimè, questo sangue! Mi sento un certo affanno di cuore. Eh, che una donna di spirito non dee avvilirsi per così poco. Leggiamo. Se questo sangue che per voi io verso... Oimè, non ci vedo più.

Argentina. Che cos’è, signora?

Violante. Niente. Il troppo studiare mi ha indebolita la vista: questo carattere l’intendo poco. Argentina, leggi tu questa carta.

Argentina. Lo farò per obbedirvi; leggerò come saprò. Se questo sangue che per voi verso... Signora padrona, in verità mi si move lo stomaco, non posso più andar innanzi.

Violante. Da’ qui, scioccarella... Può farvi fede dell’amor mio, vengo ad assicurarvi che morirò piuttosto... Mi si offuscano gli occhi. Aiutami, Argentina.

Argentina. Finiamola, se si può... Che morirò piuttosto che abbandonarvi.

Violante. Ma quando sapesse ch’io avessi perduta la lite...

Argentina. Sentite, a proposito della lite. Sa che l’avete perduta.

Violante. Ah! non vi è più lusinga. Anch’egli sa che la lite è perduta. In tal proposito, che cosa dice?

Argentina. La perdita dei ventimila scudi non vi avvilisca; poichè se la mia mano può rimediare alle vostre disavventure, ve la esibisco di cuore.

Violante. Me la esibisce?

Argentina. Sì, chiaramente.

Violante. Con tutta la perdita della mia lite?