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LA DONNA DI TESTA DEBOLE 203

Notaro. Sì signora, non vi è alcun dubbio. Ella ha vinto la causa, e la parte avversaria è ancor condannata nelle spese.

Roberto. (Oh diamine! la cosa cambia di aspetto). (da sè)

Gismondo. (Ventimila ducati non sono un piccolo patrimonio). (da sè)

Violante. Ma don Pirolino...

Pantalone. Don Pirolino xe un ignorantazzo.

Violante. E tutte queste persone che mi assicurano aver io perduta la lite, con che fondamento me l’hanno detto?

Fausto. A me lo disse il mio servitore Brighella, per averlo sentito dire a don Pirolino.

Violante. E voi, don Roberto, da chi l’avete saputo?

Roberto. Me l’ha dato ad intendere don Gismondo.

Gismondo. Io l’ho sentito dire a don Pirolino.

Violante. E voi altre, signore, perchè avete detto lo stesso?

Aurelia. Domandatelo a donna Elvira. Io l’ho inteso dire da lei.

Elvira. Ed io l’ho inteso dire a don Pirolino.

Pantalone. Ecco qua el fondamento de sti descorsi: don Pirolino.

Violante. Dunque mio nipote...

Pantalone. El xe un pezzo de aseno, che no sa gnente. Questa xe la copia della sentenza, e avemo vadagnà.

Violante. Caro don Fausto, leggetela voi.

Fausto. Volentieri. Favoritemela. (a Pantalone)

Pantalone. La toga, e la persuada, se se pol, quella bona testa.

Elvira. (Ah, come presto si cambiano le speranze in seno!) (da sè)

Fausto. Sì, donna Violante, consolatevi, la causa è vinta. Voi siete l’erede dei ventimila ducati. Godeteli, che il cielo vi benedica.

Violante. Ah don Fausto, li goderò più contenta, se voi mi onorerete della vostra mano.

Roberto. Signora donna Violante, me ne consolo di cuore; ora potrete con maggior tranquillità coltivare il vostro talento.

Gismondo. Sarebbe un peccato che abbandonaste gli studi.

Roberto. Disponete di me, disponete di un vostro servo.

Gismondo. Nelle questioni, nelle accademie, io terrò sempre dalla vostra parte.