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tina e Traccagnino all’atto secondo. A gloria della sua tesi (questa volta con piena ragione) rileva il Falchi l’infinito compiacimento onde il commediografo alla vana boria della nobiltà in isfacelo economico e morale contrappone l’onestà e frugalità borghese. Le due scene son citate intere nel suo libro per «dimostrare quanto affetto il Goldoni ponesse nelle rappresentazioni dei più umili, che, nelle commedie goldoniane, sono spesso i più saggi» (Intendimenti sociali di C. G., Roma, 1907, pp. 68-70).

Del resto alla Cameriera brillante la critica goldoniana non ha che richiami ben rari e fugaci. Il Dejob, come spesso gli stranieri nei corollari loro dedotti troppo alla lesta dal teatro del Veneziano, esagera il significato del ritratto di Florindo. Il quale, buttato giù senza studio alcuno e lontano perciò dalla realtà, non sembra debba servire a prova della «grossièreté», dell’» épaisseur» e della «vulgarité de nombre d’Italiens de son temps» (Les femmes dans la Comédie française et italienne au XVIIIe siècle, Paris, 1899, p. 58). L’Albertazzi accoppia il «Megalomane» Ottavio a Lelio bugiardo (Patologia goldoniana. Flegrea, Napoli, 1899, p. 130). Vicino, vicinissimo al teatro estemporaneo sembra il lavoro al Masi (Scelta ecc., Firenze, Le Monnier, 1897, vol. II, p. 9) e al Monnier (Venise au XVIIIe siècle, Paris, 1907, p. 249): conferma di quanto avverte lo stesso autore; e bene osserva la Marchini-Capasso che il Goldoni ritorna in questa alla commedia dell’arte anche coi versi di chiusa (G. e la comm. dell’a., Bergamo, 1907, p. 103). Per facile svista in chi con rapido sguardo debba abbracciare la copiosa produzione goldoniana, il Percopo comprende la C. b. tra le «commedie romanzesche» (Wiese - Percopo, Gesch. d. ital. Litteratur, Leipzig und Wien, 1899, p. 479). Chi poi tradusse il lavoro del Percopo, sbagliò del tutto rendendo il titolo in «Die vorzügliche Kammerzofe» (La cameriera esemplare!). Per la pratica che il Goldoni vi mostra del dialetto napoletano, la C. b. poteva ambire un posto onorevole nello spoglio del Fiordelisi (Il Napoletano nel teatro di Goldoni. Napoli, Priore, 1907), ma certo gli sfuggì.

Severo al contenuto di questa sua opera si mostra il Goldoni nel Capitolo per la Vestizione di Chiara Vendramin (Componimenti diversi, Venezia, 1764, vol. II, p. 155):

Ai nostri zorni la Villeggiatura

     Xe ridotta un incomodo, un intrigo,
     Dove alla libertà se dà pastura.
Una prova real de quel che digo,
     Mostra quella brillante Cameriera,
     Fatta al contrario del costume antigo.
Pur troppo ai nostri zorni una massera
     Dà dei tristi conseggi alle parone,
     E se dise brillante una chiarliera.
E i vecchi incapriciai de ste frascone
     I rovina la casa e la fameggia,
     E el bagolo i se fa delle persone.

Con simili sfoghi, ai quali sarebbe errato attribuire un valore più che accademico, alleggeriva talvolta il poeta la propria coscienza, se gli paresse d’aver