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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/386

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376 ATTO QUARTO
Lorino.   Sento tremarmi il core.

(alla Saixon, giocando)
Milord. Madama, la Brindè è in casa? (alla Saixon)
M. Saixon.   No signore.
Milord. Poss’io saper dov’è?
M. Saixon. Dirovvelo di botto:
È andata con Jacobbe. Oh, vi ho dato cappotto.
(a Lorino, giocando)
Milord. (Con Jacobbe madama? Ah indegni scellerati!)
Giuro, se li ritrovo, cadranno ambi svenati.
Colui che ad onta mia la mia nemica adora,
Essere di quei versi l’autor potrebbe ancora).
(da sè, e smania)
M. Saixon. Milord, non v’inquietate, se non volete poi
Che facciano i poeti le satire per voi.
Lorino. (Zitto, per carità). (alla Saixon)
Milord.   Noti a voi son quei versi,
Che contro a un cavaliere son di veleno aspersi?
Lorino. (Per carità, madama). (alla Saixon)
M. Saixon.   Noti mi son, signore,
E credo di sapere di lor chi sia l’autore.
Lorino. Io men vo. (si alza un poco)
M. Saixon.   State fermo. (a Lorino)
Milord.   Ditelo. (alla Saixon)
Lorino.   (Ah qual disastro!...)
Milord. Ditelo a me, madama. (alla Saixon)
M. Saixon. Egli è un filosofastro. (a Milord)
Lorino. (Respiro). (da sè)
Milord.   (Ah, non v’è dubbio. Jacobbe è l’arrogante.)
Lo troverò). Madama, (s’inchina) (Mi tremano le piante).
(parte correndo)